Santa Maria Capua Vetere, 19 febbraio 2013 – L’aveva detto che in questa fase delle elezioni non se ne sarebbe fregato granché, ma che ci avrebbe messo faccia, anima e corpo nella sua battaglia contro chi lo vuole in galera. Pentiti, per lo più, collaboratori che Nicola Cosentino giura di non conoscere né, nella peggiore delle ipotesi, di avere rapporti di parentela diretta o acquisita. Eccole un altro che ieri, in aula, ha rivelato testualmente: “In occasione delle elezioni regionali del 1995 Aniello Bidognetti – figlio del padrino Domenico – mi disse che bisognava votare per Cosentino perché così aveva deciso la cupola del clan; era lui, mi disse Aniello, il nostro referente politico, anche in considerazione della parentela tra Cosentino e la famiglia Schiavone”. Parola di Raffaele Ferrara, per anni capozona a Parete, teste in aula a Santa Maria Capua Vetere nel corso processo per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del deputato ed ex coordinatore campano del Pdl. Cosentino anche questa volta è in aula a difendersi in prima persona. Così aveva detto, così sta facendo in ciascuna udienza. Quella di ieri ha fatto registrare un solo momento di tensione quando Ferrara, rispondendo al pm della Procura antimafia Alessandro Milita, ha fatto un passaggio sulla parentela tra Cosentino e gli Schiavone. Il riferimento è al fidanzamento risalente ai primi anni novanta tra la sorella di Peppe Russo, detto ‘o padrino, fedelissimo di Francesco Sandokan Schiavone, e un fratello del deputato. Fidanzamento sfociato in nozze. “Io non sono parente di nessuno”, ha dichiarato con tono severo Cosentino. Ferrara ha poi specificato che “durante la campagna elettorale del 1995 Aniello Bidognetti mi inviò i manifesti elettorali di Cosentino con cui tappezzai Parete e altri comuni limitrofi”, ma nulla ha saputo dire rispetto a eventuali favori fatti da Cosentino al clan dopo la vittoria alle regionali, pur sottolineando che “il clan non dà mai niente per niente”. Prima di Ferrara ha deposto il pentito Domenico Frascogna, che ha ricordato come “nel 1993 Dario De Simone (altro elemento di spicco del clan oggi pentito, ndr) mi disse di far votare Cosentino a Casapesenna, comune di mia competenza”. La risposta dei legali del parlamentare è stata di quelle che smontano: quell’anno Cosentino non era candidato.
Appuntamento alla prossima udienza, in calendario il 4 marzo prossimo (ore 10.30), verranno sentiti i pentiti Luigi e Alfonso Diana, nipoti di Stanislao Cantelli, ucciso per ritorsione dal gruppo di fuoco di Giuseppe Setola il 5 ottobre del 2008 in un circolo di Casal di Principe. Il 18 marzo (ore 11.30) sarà invece la volta degli altri due collaboratori di giustizia Domenico Bidognetti e Francesco Cantone.
(giuseppe porzio)
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